
Intorno al 1875 la chiesa dei SS. Vitale e Agricola si affacciava sulla piazza di S. Stefano seminascosta dalla cappella Banzi e dal moderno portichetto.
Il senso di miseria che suscitava in quegli anni la vista della tanto mal conservata chiesa convinse il Gozzadini della necessità di riportarla agli immaginati antichi splendori.
La sua intenzione si manifestò già nel 1876, Nel primo sommario elenco di lavori da farsi alla basilica, e venne ufficializzata nella perizia del
Il comportamento del Conte fu quello di voler affrettare i tempi, procedendo senza un programma di lavoro ed un progetto ben definito: operando a caso, a seconda delle idee che gli venivano suggerite dai vari ritrovamenti nel corso dei lavori:
Infine, cercando in ogni modo di evitare i controlli degli organi superiori.
Quando infatti fu stilata la perizia (
Il Gozzadini attribuì implicitamente l’intervento a Faccioli.
In realtà l’architetto,, cui spetta perlomeno il merito di aver rilevato il portichetto cinquecentesco, non fu altro che l’esecutore della volontà del Gozzadini, vero direttore artistico del restauro di tutto il complesso fino alla sua morte.
A sancire l’eliminazione del portico e della cappella Banzi furono dunque le ragioni solite che, all’epoca, informavano più o meno pesantemente tutti i restauri: Eliminazione di ciò che nel corso dei secoli si era addossato al corpo originale: Ricerca di quanto restava dell’antico e restituzione dell’edificio alla forma medioevale.
Si aggiungeva il desiderio di sondare il sagrato per cercare il vecchio livello del piano esterno alla chiesa e le tracce di un eventuale portico antecedente quello rinascimentale.
Lungo il muro esterno della chiesa trovaronsi collocati in fila, senza intervalli ed a più strati, moltissimi teschi umani. Ciò dovette bastare a convincere i nostri restauratori dell’impossibile esistenza di un porticato romanico, che altrimenti non avrebbero esitato a ricostruire per analogia.
Elementi interessanti apparvero invece nel muro di facciata nascosto dal tetto del portico.
A conferma del fatto che il vero direttore artistico fu Gozzadini, possiamo dire che il primo schizzo per il progetto di restituzione fronte della basilica fu proprio di sua mano.
Conferito più slancio all’insieme con l’aggiunta di due pinnacoli al culmine delle paraste mediane,l’archeologo propose due monofore in corrispondenza delle navate minori e la caratteristica archeggiatura romanica a coronamento dei quattro spioventi dei tetti.
Recuperò meticolosamente le decorazioni rinvenute, aggiungendo alla lunetta cieca del portale una lastra di pietra con una croce scolpita e completò la sua proposta con una soluzione suggeritagli probabilmente dall’ambiente veronese che egli ben conosceva al quale, da studioso attento ed attivo, spesso guardava.
IL prospetto principale dei SS. Vitale e Agricola, in semplice paramento in laterizio a vista, è articolato da quattro larghe paraste che scandiscono l’ampiezza delle tre navate. Nella parte mediana, il portale è riproposto senza modifiche rispetto al rilievo delle preesistenze. Con l’archivolto scolpito appena sporgente dal piano della parete, sul quale si appoggiano due lesene unite da un risalto orizzontale e terminanti con le mensolette.
Riteniamo che la pianta di tutto questo sia stata realizzata dal Gozzadini fra il luglio 1876 e l’ottobre 1877, Non appena la demolizione del portico mise allo scoperto gli elementi decorativi più sopra elencati, e poco prima della demolizione della cappella Banzi.
Per il rifacimento della Facciata, il Gozzadini calcolò nel 1877 una spesa approssimativa di circa 3500 lire avvertendo tuttavia il ministero che la particolare natura di quell’intervento impediva di redigere un dettagliato e regolare progetto, il quale sarebbe poi stato superfluo anche per le frequentissime variazioni che possono venire nel corso dell’esecuzione.
DI CAVAZZA GIORGIO E SCAGNOLARI TOMMASO
Fonti tratte dal libro "7 Colonne & 7 Chiese" della "Grafis Edizioni"
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